L’analisi di De Bortoli

Il debito italiano e l’Unione europea

Con un editoriale su “il Corriere della sera” di mercoledì scorso, Ferruccio De Bortoli offre un’analisi complementare e omogenea a quella tracciata dal Pri nel suo ultimo congresso dell’anno scorso. A contrario di quanto si predica oggi, con un eccesso di semplicismo, l’Italia appena entrata nell’euro, usufruì di condizioni eccellenti per ridurre il proprio debito. Disgraziatamente, sia i governi di centrodestra che quelli di centrosinistra, invece di sfruttare questa condizione di grazia risparmiando sugli interessi, il debito lo alimentarono per finanziare la spesa corrente. Ma la cosa più inquietante è che piuttosto di battersi il petto e rimpiangere l’occasione sprecata dalla nostra classe dirigente, si preferisce dare la colpa alla Germania o persino alla moneta unica. Matteo Renzi, appena insediatosi a Palazzo Chigi, sembrava consapevole e preoccupato di questa situazione ed il ministro dell’Economia Padoan la personalità più adatta ad affrontarla positivamente. Al contrario, oggi, spinti dal desiderio di ottenere un facile consenso, entrambi stanno rischiando di ripetere errori già commessi. Di nuovo c’è un atteggiamento aggressivo nei confronti dell’Unione europea che comporta un rischio di non poco conto. Sembra quasi che ci si sia dimenticati come soltanto la linea accomodante della Bce, già ampiamente contestata in Germania, ha consentito all’Italia di non essere preda delle sue fragilità. In più, da domani, bisognerà misurarsi con la nuova presidenza Trump, tentata da una politica monetaria espansiva. De Bortoli paventa una situazione simile a quella del 2011 ed ha ragione, anche nel ricordare che non avremmo più la carta di riserva da giocarci, quale quella della riforma della previdenza e nemmeno una soluzione tecnica politica migliore di quella che offerse una personalità del prestigio di Monti. Il governo è tutto concentrato sul referendum, un errore gravissimo, La Commissione europea vuole trovare un’intesa con l’Italia, per cui invece di minacciare di bocciare il bilancio Ue, ci si preoccupi di ridurre il debito in maniera non inferiore al 2 per cento del Pil. Un impegno importante per non ritrovarsi presto fuori dalla moneta unica, cosa che alcuni senza rendersi conto delle conseguenze finanziarie, auspicano , quasi fosse il toccasana per la ripresa italiana. Si tratta di romantici che vivono ancora in un mondo che non esiste più da diverso tempo e che non tornerà certo per compiacerli. Il crollo dell’Ue sulle nostre spalle, invece, è uno dei futuri possibili che potrebbe aspettarci. Lo vorremmo evitare.

Roma, 17 novembre 2016